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Del Piero: «Juve, che sfida con Totti!»

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«Se sommiamo i miei gol e i suoi, superiamo quota 500. Se sommiamo gli anni di carriera con la stessa maglia, arriviamo a 35 anni. Una vita. Abbiamo vinto un Mondiale insieme e quei ricordi ci legheranno per sempre. Ma soprattutto con i nostri club siamo stati, e saremo, avversari».
TORINO, 22 gennaio - Juve-Roma è anche una sfida tra due grandi capitani, due bandiere e due amici.Link veralten (gelöscht) contro Link veralten (gelöscht). Il capitano della Link veralten (gelöscht)descrive in una lettera sul proprio sito ufficiale cosa significa per lui questa sfida: «Abbiamo vinto un Mondiale insieme e quei ricordi ci legheranno per sempre. Ma soprattutto con i nostri club siamo stati, e saremo, avversari. Ecco, io penso che un campione diventi grande anche attraverso i grandi avversari che affronta. Per questo sarò felice, domani sera, di stringere la mano a Francesco».
LA LETTERA COMPLETA:
«C’è un gesto che ormai da anni, da quando indosso la fascia di capitano, ripeto ogni volta prima di cominciare una partita. Fa parte del “protocollo”, di quei riti che accompagnano gli ultimi istanti in attesa del calcio d’inizio. Il saluto all’arbitro, lo scambio dei gagliardetti, la stretta di mano al capitano della squadra avversaria. Gesti che diventano automatici, ripetitivi, per alcuni anche scaramantici, con la testa rivolta a quello che poco dopo accadrà in campo. Se mi fermo però a pensare al valore di quei momenti, mi accorgo che non sono affatto banali. Soprattutto alla vigilia di partite come questa, quando dall’altra parte, con la fascia di capitano, c’è un giocatore come Francesco Totti. Se sommiamo i miei gol e i suoi, superiamo quota 500. Se sommiamo gli anni di carriera con la stessa maglia – sempre e soltanto la stessa maglia – arriviamo a 35 anni. Una vita».
«Lo stesso discorso valeva per le mie sfide con Paolo Maldini. Io credo che non esista il concetto di bandiera, di simbolo di una società, di una squadra, di una tifoseria, se poi non lo riempi ogni giorno di contenuti, sul campo e fuori dal campo. Per questo per me è un orgoglio avere affrontato e affrontare giocatori così. Con Francesco siamo stati compagni di squadra in Nazionale, sottolineo compagni e non rivali. Siamo molto diversi, ma abbiamo molte cose in comune. Abbiamo vinto un Mondiale insieme e quei ricordi ci legheranno per sempre. Ma soprattutto con i nostri club siamo stati, e saremo, avversari. Ecco, io penso che un campione diventi grande anche attraverso i grandi avversari che affronta. Per questo sarò felice, domani sera, di stringere la mano a Francesco».

Alessandro
 
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«Juve, l’amore di una vita»

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La passione bianconera dell'Avvocato in 25 pensieri. Mancano tanto le parole di Gianni Agnelli a questo calcio. Un piccolo omaggio che è un distillato di nostalgia. Domani i sette anni dalla scomparsa
TORINO, 23 gennaio - Quando parlava non era mai per caso. Quando parlava c’era sempre da divertirsi. Quando parlava c’era sempre qualcosa da imparare. Quando parlava stavano tutti ad ascoltare. Quando parlava era difficile non capire. Mancano tanto le parole di Gianni Link veralten (gelöscht) a questa Juve e a questo calcio e questo piccolo omaggio è un distillato di nostalgia.

1) «La Juventus rappresen*ta, per chi come me ama la Juventus, una passione e uno svago. Noi abbiamo cer*cato di dare a loro il miglio*re spettacolo possibile e an*che molte soddisfazioni»

2) «La Juve è per me l’amo*re di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d’amore»

3) « Quando Platini mi re*galò uno dei suoi tre Palloni d’Oro, gli chiesi: ma è dav*vero tutto d’oro? Lui mi guardo sorridendo: e secon*do lei, avvocato, se era tutto d’oro glielo regalavo?».

4) «Un giorno mi dissero che Maradona si allenava cen*trando la porta con un tiro da centrocampo. Andai al Comunale e lo dissi alla squadra, Platini non disse nulla ma chiese al magazzi*niere di aprire la porticina dello spogliatoio che stava al di là della pista d’atletica, si fece dare un pallone e da centrocampo lo spedì negli spogliatoi. Mi guardò sorri*dendo e se ne andò senza di*re una parola»

5) « Marcello Lippi è il più bel prodotto di Viareggio do*po Stefania Sandrelli»

6) «Nei momenti difficili di una partita, c’è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella ca*pacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te l’a*spetti»

7) « . .. Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda. Una leggenda che esorta il cielo di Torino e che ha fini*to per conquistare nove, die*ci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all’estero con un nome, una maglia, dei colori conosciuti in tutto il mondo»

8) «Mi chiedete: Vinca la Ju*ve o vinca il migliore? Vi ri*spondo: sono fortunato, spesso le due cose coincido*no»

9) (Prima della finale della Champions League 1995*1996 tra la Juventus e l’Ajax) «Se loro sono una squadra di pittori fiammin*ghi, noi saremo undici pie*montesi tosti»

10) «Buscetta ha detto di es*sere ossessivamente un tifoso della Juventus? Se lo incontrate ditegli che è la sola cosa di cui non potrà pentirsi».
 
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Inter-Juve: trasferta vietata per i tifosi bianconeri

Lo ha stabilito la Prefettura che ha accolto le indicazioni dell'Osservatorio, secondo cui la partita presenta particolari profili di rischio
MILANO, 26 gennaio - Eliminazione del settore ospiti, accesso all'impianto consentito agli abbonati dell'Inter, biglietti in vendita solo ai possessori della tessera del tifoso interista ed ai singoli iscritti agli Inter Club riconosciuti. Inoltre incedibilità degli abbonamenti e dei tagliandi. Sono le misure stabilite dal prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, per la gara dei quarti di Coppa Italia Inter-Juventus, in programma giovedì sera a San Siro. In una nota la prefettura sottolinea di aver aver accolto l'invito dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, secondo cui la partita presenta particolari profili di rischio.
 
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caro Amon e giusto cosi perchen ci stano tifosi della juve che nel li ultimi tempi hano fato s..... contro l´inter e Balotelli non si f cosi pure che una tifoseria non po veder una squadra e non lo dico sollo da tifoso dell l´inter ma tifoso dell calcio
 
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Si capisco, ma i ti fosi che hanno fatto schifo contro l' inter e balotelli non sono solo juventini ma anche tantissimi altri di altre squadre. Che i tifosi juventini si siano comportati male vabbene e infatti se chiudevano le curve almeno si levavano i villani e gli incivili dalle palle. Ma fare entrare solo interisti non mi sembra giusto, anche perche' la juve e' in un momento di merda e agendo cosi' penalizzano la squadra ancora di diu'!
 
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Juve, Zaccheroni o Gentile. Poi sarà Rafa

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Il tecnico romagnolo ora in pole position, ma c’è anche l’ex terzino. Continuano i contatti con l’entourage di Benitez: difficile liberarlo subito, possibile accordo per giugno. Si raffredda la pista che porta a Trapattoni
TORINO, 27 gennaio - La corsa a Rafa Benitez prosegue. Nel frattempo si è tra*sformata da uno sprint - tale era nella volontà di Jean Claude Blanc - in una maratona. Cioé in una pro*va che richiederà forte motivazione e una visione strategica. Una com*petizione destinata a vivere il suo momento più intenso, quello decisi*vo, tra circa un mese. Lo striscione del traguardo, infatti, apparirà so*lo in estate ma i giochi si faranno decisamente prima. Le possibilità di strappare un immediato sì, che pure la Juve ha accarezzato, sono invece naufragate di fronte all’evi*denza: il contratto che lega Benitez al Liverpool oltreché duraturo ( an*drà a scadenza soltanto a giugno 2014) è anche strutturato in manie*ra decisamente articolata. Materia per legali ( nel senso che tutto va at*tentamente valutato), che infatti sono all’opera su entrambi i fronti per smussare gli angoli. Per trova*re un punto d’equilibrio tra le esi*genze delle tre parti in causa.

LA RIPARTENZA - Perché questa è una partita che vede tre giocatori impegnati allo stesso tavolo: Liver*pool, Juve e Benitez. Di positivo c’è che tutti sembrano aspirare allo stesso obiettivo. Il Liverpool dopo cinque anni di matrimonio ( come da copione i primi all’insegna del*l’entusiasmo, gli ultimi più stirac*chiati) coltiva l’idea di un cambia*mento e ha trovato in Guus Hid*dink il candidato ideale per non far rimpiangere l’attuale timoniere. La Juve da parte sua è consapevole della situazione, infatti sperava di forzarla per produrre un immedia*to cambiamento. Ma, lo ripetiamo, i tempi non sono ancora maturi, an*che se esiste una corrente di pen*siero che identifica in venerdì il giorno decisivo. In ogni caso non bi*sognerà attendere molto, ma il da*to certo è che Benitez alla Juve in*teressa a prescindere, perché il suo arrivo cancellerebbe come d’incan*to tutte le perplessità legate a que*sta disastrosa stagione ( e magari pure alla precedente, quantomeno controversa). Quanto ai pensieri di Benitez, è bene ricordare che ha sempre manifestato la propria sim*patia, non solo calcistica, per l’Ita*lia ( tradizionale meta delle sue va*canze). Ma a intrigarlo è soprattut*to l’idea di iniziare una nuova espe*rienza in un club appartenente al*l’aristocrazia del calcio continenta*le, che sia meno oppresso dalla situazione debitoria rispetto al Li*verpool di oggi. Che è poi la vera zavorra che ha frenato negli ultimi tempii la rincorsa dei Reds al Man*chester United e al Chelsea. Un presente complicato, ma a preoccu*pare lo spagnolo è soprattutto il fu*turo, considerando che alla compe*tizione si unirà presto il ricchissi*mo City di Roberto Mancini. Per farla breve, Benitez è consapevole che a Torino potrebbe guadagnare cifre vicine a quelle garantitegli dal duo Hicks- Gillett, e ritrovare quel*la spinta propulsiva che lo ha ac*compagnato nel primo triennio in*glese. Tutte queste ragioni regala*no respiro alla trattativa che, ripe*tiamo, è caldissima. In questi gior*ni i contatti tra Blanc e Benitez ( di*retti, ma anche per tramite dell’agente Manuel Garcia Quilon) sono stati continui ed è palpabile l’ottimismo che accompagna la vi*cenda.

ASPETTANDO RAFA - Tutto ciò, però, non incide minimamente nel*l’immediato. Infatti la Juve è anco*ra alla ricerca del traghettatore, ma ormai sembra escluso che lo stesso possa insediarsi nel corso di questa settimana, Dunque sarà an*cora Ferrara a sedere in panchina domani sera in Coppa Italia a San Siro e domenica prossima nel posti*cipo serale che metterà di fronte Juve e Lazio. Cosa possa accadere dopo è l’interrogativo che accompa*gna non soltanto tifosi e media, ma anche i giocatori, ormai esaperati dalla situazione.

ZAC E GENTILE - La Juve non sem*bra infatti propensa a imbarcarsi in nuove avventure, cioè a puntare su tecnici inattivi da molto tempo o su altri dal profilo poco compatibi*le con la propria storia. Il vero obiettivo del trio Blanc- Bettega*Secco era Giovanni Trapattoni, uno che abbina entusiasmi giovani*li a un’esperienza senza eguali, però la pista che porta all’ex ct del*l’Irlanda non solo non ha registra*to passi avanti, ma si è addirittura raffreddata. In compenso ieri sera sono salite le quotazioni di Alberto Zaccheroni. Il tecnico romagnolo non allena da due stagioni e l’ulti*ma sua esperienza, sull’altra spon*da cittadina, non è stata esatta*mente esaltante. Ma nella valuta*zione complessiva fatta dalla diri*genza di corso Galieleo Ferraris pe*serebbero anche le - decisamente migliori - esperienza vissute da Zac a Milano, sia in rossonero ( scudet*to), sia in nerazzurro ( portata in Champions League). Sempre stan*do alle indiscrezioni, ci sarebbe sta*to un contatto tra l’avvocato dell Juve e quello del tecnico romagno*lo: Zaccheroni accetterebbe un in*carico a termine, in quanto rappre*senterebbe una vetrina in grado di rilnciarlo ad alti livelli. Appaiono in crescita anche le quotazioni di Claudio Gentile, ex ct vincente del*l’Under 21: anche lui è fermo dal 2006, ma non nasconde il desiderio di tornare su una panchina. Perciò attende e con lui tanti altri. La Ju*ve, invece, aspetta Benitez.
 
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Ferrara: «Non mi vergogno e non mi sento esonerato»

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L'allenatore bianconero parla alla vigilia della sfida contro l'Inter: «Non mi pento di nulla, mi guardo allo specchio e vado avanti. Non ci penso nemmeno a dimettermi. La scoietà e i tifosi sono vicini»
TORINO, 27 gennaio - Tuttosport.com segue la conferenza di Ciro Ferrara alla vigilia della sfida di Coppa Italia contro l'Inter. Un quarto di finale molto importante per la formazione bianconera che deve dare il massimo per conquistare le semifinali di un torneo improvvisamente diventato importante. L'allenatore della Juve è chiamato a rispondere a molte delle voci che lo vogliono già esonerato. Dalle 16.15 seguiremo la conferenza in diretta.
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TUTTA LA CONFERENZA

SULLA PRESTAZIONE DELL'INTER E IL MOMENTO NERAZZURRO
«Loro stanno bene, non la scopriamo certo oggi come valore. Non si discute ma a prescindere dalla sfida contro il Milan. È la squadra da battere e domani ci proveremo»

SUI TIFOSI DELLA JUVE
«Devo essere sincero. Il tifoso ama la sua squadra e chiaramente il momento negativo influisce su tutti però io continuo a sentire il pubblico bianconero molto vicino. Tutt'ora sento il loro affetto».

FERRARA SULLA SERENITÀ
«Sono più sereno? Non ci sono segreti. Ci sono stati giorni difficili però ho cercato di fare valutazioni cercando di essere il più sereno possibile facendo in modo che Ciro non cambiasse e che non gli facesse perdere autostima. Se la società vuole lasciarmi la patata bollente io sono contento»

SUL FUTURO DELLA PANCHINA JUVE

«Mi preoccupo del risultato contro l'Inter solo in funzione del passaggio del turno, non in funzione del mio futuro. La squadra mi abbraccerà? Pensiamo a vincere la partita e basta»

MOMENTO JUVE IN VISTA DELL'INTER
«Inter-Juve? C'è bisogno della testa, dell'intelligenza tattica, del cuore, del gioco che l'Inter ti permette di fare perché un po' ti lascia giocare perché si prende qualche rischio».

SU INTER-JUVE E BONIPERTI FIGLIO
«La partita di domani? Non servono molte parole, ci si carica autonomamente. Non sarà facile contro l'Inter ma noi ce la giocheremo con le nostre qualità e forze attuali cercando di fare la nostra partita. Boniperti convocato? Orami è abituato a portare questo cognome così importante. Per lui sarà la prima volta è venuto ad allenarsi con noi ogni tanto però è ovvio che un pizzico di emozione possa esserci. Niente Immobile? È infortunato.»

MOTIVI DELLA CRISI
«I motivi della crisi? Potrebbero essere tanti e ci potrebbero essere anche tanti alibi, ma non li voglio. Dobbiamo uscire da questa situazione ed è un'esperienza molto utile per il mio futuro. Gli infortunati? Ce ne sono stati tanti l'anno scorso e quest'anno ce ne sono stati altrettanti. Come sento in giro anche le altre squadre stanno subendo la stessa sorte. Gli infortunati della Juve sta diventando una barzelletta, ma noi non siamo gli unici ad infortunarsi. Dobbiamo distinguere tra infortuni muscolari e quelli che sono traumi e contusioni che sono scontri di gioco. In quel caso non possiamo parlare di preparazione. Si fa il conto solo con gli infortunati della Juventus».

FERRARA SU MOGGI
«Le parole di Luciano? Con questi risultati sarei stato indifendibile anche con Moggi».

FERRARA SULLE PAROLE DI MOURINHO
«Ringrazio Mourinho per questo attestato di stima. Non siamo eroi, ma forse si riferiva al Ferrara Balboa. Io non mi sento esonerato».

LA TRANQUILLITÀ: «MAI CONTRO LA SOCIETÀ JUVE»
«Non provate a farmi dire qualcosa contro la Juve. Neanche se la Juve deciderà di cacciarmi. Per me non sarà un problema. A me di questo non interessa nulla. Da calciatore e da dirigente sono sempre stato considerato bene. In questi 20 anni di Juve è il primo momento così difficile e lo accetto, ma non per questo me la prendo con la mia società. L'unica cosa che ha fatto la Juve è quella di non avermi fatto più bello. Non ho pensato ad altri possibili ruoli. Io non credo che il club mi abbia delegittimato di fronte alla squadra. Ho a disposizione professionisti e pur vivendo un momento difficile devono sapere che fino a quando non è finita non bisogna dire che non è finita. Tutti si comporteranno come professionisiti».

«NON MI VERGOGNO E NON MI DIMETTO»

«In quest'ultimo periodo non sto leggendo tantissimo ma basta aprire la tv per capire quello che sta accadendo. Io non ho ricevuto comunicazioni da parte della società. Quindi vado a San Siro con la stessa professionalità. Come quando ero calciatore. Poi quando mi verrà comunicato qualcosa di diverso mi comporterò di conseguenza. Io devo avere rispetto e professionalità per una società dalla quale ho ricevuto tanto e ho dato tantissimo. Questo è il mio spirito. Io leggo e ascolto ma fino a quando nessuno mi comunica niente io devo continuare a lavorare. Non ci penso nemmeno a dimettermi, la mattina quando mi guardo allo specchio sono tranquillo. Ho agito secondo coscienza, ecco perché non ho dato io le dimissioni o perché non ho preso una strada diversa. Se avessi avuto società, ambiente o giocatori contro forse ci avrei pensato, ma tutti sono dalla mia parte. Devo solo migliorare la situazione lavorando di più. Non ci sono riuscito fino ad ora ma non è una vergogna»

«ACCETTO LE CRITICHE E LE POLEMICHE»
«Spero che si parli di Inter-Juve, non ci vuole coraggio a presentarsi. Ci vuole presa di coscienza del momento e del ruolo che mi porta a non dover nascondermi. Non c'è nulla di cui vergognarsi. Devo accettare quelle che sono le critiche e le polemiche, ma non mi devo vergognare di nulla. Ci sto mettendo la faccia, pur essendo un momento negativo»
 
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Al Chiambretti Night, Moggi accusa il Milan!! (VIDEO)


All'attacco come ai bei tempi. Luciano Moggi sale sul palco del Chiambretti Night e, sotto il fuoco di fila di Pierino la Peste, non perde l'occasione per togliersi, ancora una volta, qualche sassolino dalle scarpe. Con pacatezza, ma senza tentennamenti, Moggi rivede nell'atteggiamento di Mourinho lampi del suo carattere, boccia senza appello l'attuale dirigenza juventina, rincuora e sostiene Ciro Ferrara. Ma, soprattutto, si mette sulle barricate insieme a Massimo Moratti, al grido di «noi combattevamo quello che oggi combatte» lui. «Stranamente - osserva - anche Moratti dice che il Milan è la società più forte, visto che parla di complotti. Ora che Moggi è fuori, quello che organizzava queste cose», ossia cose poco chiare, «ci è rimasto dentro».

Probabilmente, stando a quello che dice oggi Moratti, qualcuno è rimasto: «Noi - sostiene l'ex direttore generale della Juve - combattevamo quello che oggi combatte Moratti. Probabilmente eravamo più forti», del presidente nerazzurro. Rimanendo in zona Inter, Moggi - in una serata dedicata a Torino e in parte alla Juve, vezzeggiato anche dalla ex miss Italia Cristina Chiabotto - dice la sua pure su Josè Mourinho, con cui trova insospettabili affinità caratteriali. Il tecnico portoghese - dice - «è un gran comunicatore. A me è simpatico, perchè fa le stesse cose che facevo io alla Juventus», ossia «confondere le acque. Lui, però, non farà la mia stessa fine, è un allenatore che fa risultati». Regalato, a modo suo, un apprezzamento a Mourinho, Moggi fa altrettanto con Ciro Ferrara, allenatore juventino la cui panchina è a dir poco in in bilico; mentre boccia, senza alcuna remora, l'attuale dirigenza bianconera. «Con me Ferrara farebbe sicuramente bene. Basta seguirlo e non abbandonarlo in un mare di critiche - puntualizza -. Invece è già stato giubilato da tutti quanti. Credo che dovrebbe rimanere fino alla fine del campionato: la Juve può centrare il terzo o quarto posto». A patto, secondo 'big Luciano', di avere una società forte alle spalle, e non un gruppo dirigente che «in tre anni non ne ha azzeccata una», e che ha smantellato, pezzo per pezzo, il suo recente passato.



Tutto, stigmatizza l'ex dg juventino, è crollato quando alla fine di dicembre 2004 «Elkann e Blanc si sono incontrati e Elkann gli ha chiesto di entrare in società per liquidare la dirigenza portata da Umberto Agnelli. Morti l'avvocato Gianni Agnelli e Umberto, è successo quello che è successo». Con il corollario di Calciopoli e ora di una squadra considerata in estate «in grado di competere con l'Inter», quando non ne aveva le forze. «Melo è un buon giocatore nel suo ruolo, quello di mediano difensivo, non in quello di regista - annota Moggi - mentre Diego, per il suo nome, è stato paragonato a Maradona, ma è un giocatorino che può fare cose carine in un ruolo, quello di trequartista, che non si può inserire in una grande squadra». Guardando al futuro e alla sua squalifica, che scade nel 2011, Moggi non sembra scorgere nuove possibilità in casa bianconera. «La Juve - conclude - non mi manca con questa dirigenza. Se mi richiamassero non mi potrei più guardare in faccia».

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