AW: Mondiali 2010
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Stop ai nuovi ingressi di extracomunitari , il contingentamento passa da due a uno ogni anno: è l'esito del consiglio federale, che dopo la disfatta dell'Italia ai Mondiali ha abbassato le quote. Negli ultimi due anni, denunciava l'Assocalciatori, il numero di giocatori non Ue era cresciuto esponenzialmente, causa le complicate norme, a complicare la mappa degli 'stranieri’ di serie A: in tutto, 121.
Dalla stagione 2008-2009 la Federcalcio ha fissato a 40 il numero massimo di nuovi ingressi di calciatori extracomunitari in serie A, ossia due per squadra. Grazie alla possibilità di acquisire la cittadinanza italiana o di altro Paese dell'Unione europea (molti la posseggono già all'arrivo in Italia) e al fatto che dopo un anno in Italia non si viene più considerati extracomunitari, questi ultimi in serie A sono però 121 (dato della Lega calcio aggiornato a fine giugno).
L'arrivo di un giocatore proveniente dalla federazione di un Paese non compreso nell'Unione europea è legato a certe condizioni: 1) che vada a sostituire un altro calciatore di Paese non aderente alla Ue che si trasferisca all'estero; 2) che rimpiazzi un giocatore con il contratto scaduto al 30 giugno; 3) che acquisisca, a qualunque titolo, la cittadinanza di un Paese aderente alla Ue.
La normativa in vigore finora pone poi i seguenti divieti: 1) i calciatori da sostituire dovranno essere espressamente indicati dalla società interessata e i subentranti non potranno essere tesserati per un altro club italiano nella stessa stagione sportiva; 2) chi non ha già tesserato extracomunitari (o ne ha al massimo uno) potrà acquistarne tre ex novo.
«Comprendo le aspettative della Lega di Serie A ma le norme sono un'altra cosa». È secco il commento di Giancarlo Abete, presidente della Figc, dopo l'approvazione da parte del Consiglio Federale della nuova norma sul tesseramento dei calciatori extracomunitari nei campionati professionistici. «La nuova regolamentazione - ha spiegato Abete - prevede per la stagione sportiva 2010-11 il tesseramento di un solo extracomunitario sempre in sostituzione di un altro extracomunitario e quindi senza possibilità di aumentare il numero attuale nell'organico societario».
Abete ha poi sottolineato come la normativa non sia collegata al fallimentare Mondiale disputato dall'Italia di Marcello Lippi in Sudafrica: «Le norme sono varate anno per anno, quindi il Mondiale non c'entra, non c'è un rapporto di causa-effetto, sarebbe risibile da parte mia una chiave di lettura di questo tipo». «Questa norma sarebbe stata fatta comunque - ha quindi aggiunto il presidente della Federcalcio - perché il trend crescente degli ultimi anni dei giocatori non selezionabili per la Nazionale richiedeva un intervento immediato».
Il nuovo corso dell'Italia del calcio parte con un decisione dal sapore antico. Dopo il fallimento dei Mondiali del 1966 la Federcalcio chiuse le frontiere agli stranieri; dopo il flop degli Azzurri di Lippi alla rassegna iridata del Sudafrica ha deciso di idurre da 2 a 1 il tesseramento degli extracomunitari nei campionati professionistici. Anche se il presidente della Figc, Giancarlo Abete, ha escluso al termine del Consiglio Federale una relazione di causa-effetto tra l'eliminazione al primo turno dell'Italia e la novità normativa, il tesseramento di un solo straniero (sempre in sostituzione di un altro, e quindi senza la possibilità di aumentare il numero attuale nell'organico societario), si inserisce proprio in quel progetto richiesto a furor di popolo per rilanciare le quotazioni del calcio italiano nel panorama internazionale.
La nuova regolamentazione, votata a larga maggioranza dal Consiglio federale ed immediatamente esecutiva, non è ovviamente piaciuta alle società di Serie A, rappresentate dal presidente Maurizio Beretta, e dai consiglieri Claudio Lotito e Massimo Cellino. «Noi abbiamo votato contro a quello che sembra essere il classico topolino partorito dalla montagna - le parole di Beretta - Ci lascia con l'amaro in bocca anche in considerazione del fatto che il mercato è già aperto e potrebbe causare problemi alle società».
La riposta di Abete, però, non è tardata ad arrivare: «La normativa sugli extracomunitari viene messa in calendario ogni anno dalla Figc e viene varata più o meno sempre in questo periodo, anche nel corso della campagna trasferimenti - la sottolineatura del presidente federale -. Ovviamente il problema della valorizzazione dei vivai nazionali trova in questa norma solo un tassello, nessuno ha la pretesa di pensare che sostituendo solo un extracomunitari si risolvono tutti i problemi».
Problemi che la Figc affronterà con un piano volto ad incidere su quattro differenti aree: «In quella normativa è inserita la novità sugli extracomunitari. Ci sarà poi una rivisitazione dell'area legata alla finalizzazione delle risorse di sistema (che nel 2009-2010 sono state in totale di 40 milioni di euro, di cui 24 girate alla ex Lnp e 16 alla Lega Pro, ndr) assieme a una responsabilizzazione della politica sportiva da parte delle società. Infine, si interverrà sulla qualità e sulla valorizzazione dei vivai nazionali».
«La politica della Figc - ha spiegato Abete - punterà a rafforzare le logiche di incentivazione nei confronti di coloro i quali utilizzeranno giocatori selezionabili e provenienti dai vivai nazionali. E questo anche dopo aver verificato con una documentazione statistica il fatto che negli ultimi quattro anni in Italia c'è stata poca attenzione sotto questo punto di vista». I numeri portati da Abete fotografano infatti il minutaggio, in percentuale, dei giocatori non italiani nella Serie A. «Dal 2006 al 2010 l'utilizzo di giocatori non selezionabili per le nazionali è salito di 12 punti, dal 29 al 41 percento. Mentre in Spagna si è passati dal 36 al 31, e in Germania dal 51 al 49 percento».
Non sono invece servite percentuali, o votazioni, ad Abete per incassare la fiducia informale del Consiglio Federale dopo le richieste di dimissioni arrivate da più parti in seguito al flop sudafricano: «Io attaccato alla poltrona? Ho tanti difetti ma di certo non sono presuntuoso - la replica del presidente federale - Il calcio si sa è come la vita, ci sono gioie e amarezze. L'importante è che quando si hanno esperienze negative ci si trovi nelle condizioni di capire la qualità dei rapporti creati con le persone. Ritengo che questa esperienza mi abbia testimoniato che le scelte sono state giuste e che la qualità dei rapporti impostati era positiva. Non mi sento tradito da nessuno».