Calciopoli
Processo Calciopoli, le difese vanno al contrattacco
A Napoli otto ore di controesame per il colonnello Auricchio: i legali di Moggi e De Santis mettono sotto torchio l'ufficiale che diresse le indagini. In aula momenti di grande tensione
* Bettega: «Buffon resta qui»
NAPOLI, 23 marzo - Le indagini sulle "sim" telefoniche segrete acquistate dagli indagati in Svizzera, gli accertamenti sulle partite sospette, il ruolo dell'arbitro Massimo De Santis. Su questi argomenti si sono concentrate principalmente le domande dei difensori nel corso dell'udienza del processo Calciopoli, ripreso oggi davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli, dedicata al controesame del colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio che diresse le investigazioni. Otto ore complessive, comprese due interruzioni, è durata la deposizione del testimone che proseguirà alla prossima udienza. L'ufficiale ha risposto alle domande dell'avvocato Maurilio Prioreschi, che con l'avv. Paolo Trofino assiste l'ex dg della Juve Luciano Moggi, e dell'avvocato Paolo Gallinelli, legale dell'ex arbitro Massimo De Santis.
LE SCHEDE SVIZZERE - Auricchio ha spiegato in primo luogo che dopo una intercettazione di una telefonata, si scoprì che il designatore Paolo Bergamo aveva utilizzato una sim del gestore svizzero Sunrise e che, attraverso un ufficiale di collegamento della polizia svizzera presso il ministero dell'Interno - figure con ruoli analoghi, ha precisato, esistono anche per i rapporti con altre polizie europee - fu acquisito il nominativo del titolare della scheda. Un'attività investigativa quindi assolutamente normale - ha detto in sintesi - che non ha bisogno di autorizzazioni della magistratura e di rogatorie. Più volte il legale di Moggi ha insistito nel chiedere l'attività di indagine svolta su ogni singola partita e Auricchio, come nell'udienza precedente, ha sottolineato che l'investigazione si limitava più che altro a esaminare quanto emergeva dalle intercettazioni e non riguardava nello specifico la valutazione delle decisioni arbitrali (ammonizioni, espulsioni, rigori, fuorigioco ecc.) ma ci si limitava a confrontare gli indizi raccolti dalle telefonate con i tabellini e le cronache delle partite "sospette" che solo in alcuni casi furono visionate dai carabinieri.
IL GIOCO DEI GIALLI - Le domande hanno poi riguardato il gioco delle ammonizioni inflitte ai giocatori diffidati che venivano poi squalificati, secondo l'accusa dolosamente, per l'incontro successivo con la Juventus. Prioreschi, riferendo alcuni dati statistici, dal canto suo ha sottolineato che la squadra bianconera non è stata tra le squadre più beneficiate dai cartellini gialli (24-25 volte meno di Atalanta, 30, e di altre compagini) e che la media di punti ottenuti dalla Juve nelle partite dirette dagli arbitri indagati è di 1,89 mentre 2,63 è la media dei punti ottenute negli incontri arbitrati da direttori di gara non coinvolti nelle indagini. Quando i legali hanno osservato che con De Santis la Juventus ha incassato anche due sconfitte in cinque incontri diretti, Auricchio ha spiegato che l'arbitro «mutò atteggiamento, voleva sdoganarsi dall'essere visto come un arbitro pro Juve» e questo in quanto nel febbraio 2005 capì di essere sotto indagine per la vicenda della presunta "combriccola romana" di arbitri mentre il mese successivo gli venne notificato l'avviso sul suo coinvolgimento nell'inchiesta Calciopoli condotta dalla procura di Napoli.
I POTERI DI MOGGI - Altre domande hanno avuto come argomento centrale l'accusa di associazione per delinquere contestata a Moggi in riferimento, tra l'altro, al suo presunto potere di condizionamento per le elezioni dei vertici della Federcalcio e della Lega. Prioreschi ha evidenziato che in una telefonata Moggi affermava che «non sarebbe male» se Galliani non venisse rieletto e ciò, a suo giudizio, sconfessa l'impostazione accusatoria. Alle domande della difesa, Auricchio ha precisato che non ci sono telefonate in cui Moggi chiede a rappresentanti di società di votare Carraro alla Figc e Galliani alla Lega.
I RAPPORTI CON BALDINI - Infine ad Auricchio sono state rivolte domande su un argomento già affrontato nel processo Gea davanti al tribunale di Roma, ovvero i rapporti con l'ex manager della Roma Franco Baldini. Auricchio ha confermato di averlo conosciuto durante l'inchiesta sulle fidejussioni e di averlo incontrato due o tre volte volte dall'agosto 2003 (al tempo dell'inchiesta sulle iscrizioni al campionato) fino a quando lo ascoltò come persona informata dei fatti di calciopoli nel 2006.
REGISTRAZIONI MANCANTI - A proposito di una conversazione tra Bergamo e la segretaria Fazi, in cui l'ex designatore affermava che avrebbe dovuto incontrare Moratti e Facchetti i quali protestavano per gli arbitraggi sfavorevoli, Prioreschi ha chiesto a Auricchio perché non sia stata intercettata la probabile telefonata di Bergamo con i dirigenti nerazzurri. Ecco la trascrizione letterale del botta e risposta tra i legali della difesa, Auricchio e il pm Narducci:
Avv. Prioreschi: «Colonnello Auricchio, le cito un’intercettazione del 5 gennaio 2005, ore 14.30, tra Maria Grazia Fazi e Bergamo, dove il designatore riferisce telefonate di Moratti e di una cena che aveva organizzato con Facchetti perché si lamentavano degli arbitri quelli dell’Inter, poi di un’altra telefonata del 29 marzo 2005 in cui Bergamo riferisce di colloqui con Moratti. Ora, noi abbiamo cercato queste interlocuzioni tra Bergamo e Moratti, ma non le abbiamo trovate. Lei, tenente colonnello Auricchio, sa spiegare perché queste telefonate non ci sono, visto che i telefoni di Bergamo erano intercettato?».
Ten. Col. Auricchio: «Non lo so perché, non so dare spiegazioni».
Pm Narducci: «È l'avvocato che lo dice, ma non può dimostrare nulla».
Avv. Prioreschi: «Dottor Narducci, lei ha messo sotto intercettazione tutti i telefoni di Bergamo».
Pm Narducci: «Qualcosa sarà sfuggita, magari non tutti i telefoni erano sotto controllo».
Auricchio: «Tutte le telefonate intercettate sono state riportate, e quelle che non sono state riportate sono state compendiate. Facchetti avrà chiamato su altro numero».
Giudice Casoria: «E va bene, avvocato, non lo sa spiegare».
Avv. Trofino: «Ci chiedete perché ci interessa, beh dopo tutto quello che è venuto fuori al processo Telecom...»