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La Juve di Prandelli, svolta sulle ali

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Con l’arrivo del tecnico viola, la dirigenza punterebbe su tre esterni: seguiti Van der Wild, Drenthe, Kolarov e Vargas. Gilardino per l’attacco
TORINO. Arrivati a questo punto le parole pesano. Quelle dette, certo. Ma vale anche per le altre, (voluta*mente) mai pronunciate. Cesare Prandelli, da perso*na lineare e corretta qual è, sabato ha ammesso tra le altre cose: «Non credo alla Cittadella». Cioè al punto cardine del progetto dei Della Valle, l’unico che evi*terebbe il ridimensiona*mento della Link veralten (gelöscht) (l’alternativa è l’immissio*ne costante di liquidità da parte dei principali azioni*sti). Soprattutto - e nono*stante le sollecitazioni del suo attuale datore di lavoro - il tecnico di Orzinuovi si è ben guardato dal pronun*ciare la fatidica frase: «Il prossimo anno non sarò l’allenatore della Juve». D’altronde ormai anche gli ultimi irriducibili hanno chiara la situazione. Al net*to della propaganda, sul ta*volo non c’è l’eventuale pro*seguimento del rapporto tra Prandelli e la Fiorenti*na ( che ormai sta a cuore solo a una parte dei tifosi viola, non al club) ma l’at*tribuzione delle responsabi*lità per un divorzio ormai imminente.

VIE D’USCITA - Con ogni probabilità Link veralten (gelöscht) sarà il prossimo allenatore della Juve. I residui margini di dubbio che ci concediamo, riguardano un’eventuale repentino cambio di rotta della dirigenza bianconera. Improbabile, anche se sotto riportiamo le voci su un sorpasso da parte di Massi*miliano Allegri. O l’even*tuale, e definitiva, decisio*ne di Diego Della Valle di far rispettare l’attuale ac*cordo. Improbabile anche questo. E rischioso per la Fiorentina, che si ritrove*rebbe in casa un allenatore critico verso i vertici e con*seguentemente demotivato. Ma questo i Della Valle e Pantaleo Corvino lo sanno bene. Gli accadimenti della scorsa settimana hanno però portato a una sorta di stallo e al rumnoroso silen*zio del tecnico dopo la netta vittoria sull’Udinese. Situa*zione non gradevole per tutti. Per sbloccare l’attua*le impasse esistono solo due possibilità. Una pubblica dichiarazione di Prandelli, che sostenga di voler sposa*re la causa bianconera. O una telefonata tra le due proprietà ( ammesso che non vi sia già stata) che ri*porti il tutto nell’ambito dei buoni rapporti, esattamen*te come accadde la scorsa estate nei giorni dell’offen*siva juventina per Link veralten (gelöscht) e della successiva ri*chiesta di Cristiano Zanetti di trasferirsi in viola.

IL FUTURO - Con ogni pro*babilità, dunque, Prandelli sarà il prossimo allenatore della Juve. Sommando il suo credo tattico alle noti*zie sui giocatori seguiti dal*la dirigenza di corso Gali*leo Ferraris, ragionamenti sul volto della formazione bianconera prossima ven*tura si possono fare. Non è un mistero, ad esempio, che alla Juve abbiano deciso di puntare su un attaccante di grande livello: Alberto Gi*lardino e Giampaolo Pazzi*ni sono i principali indizia*ti. Con Prandelli in bianco*nero, va da sé, il biellese vincerebbe il duello con l’ex compagno di squadra. Il che non significa che l’ope*razione a quel punto si pre*senterebbe semplice, per*ché bisognerebbe comun*que fare i conti con Corvino, uno abituato a valorizzare al meglio la propria merce. Resta il fatto che la linea l’ha data, una decina di giorni fa il vicepresidente viola, Mario Cognigni, spiegando a Gilardino che di incedibili alla Fiorentina non ce ne sono.

LE CORSIE - Dove Prandel*li può davvero cambiare volto alla Juve è sugli ester*ni. Le sue squadre hanno sempre privilegiato la pre*senza di assaltarori pronti a muoversi a supporto di un unico attaccante. Roy*ston Drenthe e Juan Var*gas sono due soluzioni che al tecnico andrebbero be*nissimo (il peruviano ha su*perato le perplessità di tipo caratteriale che caratteriz*zarono il suo difficile am*bientamento a Firenze). Ma le novità riguarderebbero anche gli esterni “ bassi”, con Gregory Van der Wiel e Aleksandar Kolarov gradi*ti alla attuale dirigenza e, si presume, anche a chi suc*cederà ad Alberto Zacche*roni. Molte le piste per il centrale difensivo, al mo*mento Douglas è più di un’ipotesi.

CHI RESTA - Gli eventuali ingressi sono, comunque, solo uno dei temi a cui do*vrà lavorare Prandelli o chi per lui. Il nuovo timoniere non potrà sottrarsi all’in*combenza di recuperare al*la causa i deludenti Felipe Melo e Diego. E sarà il compito più complesso.
 
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Juve, attenta: così lo stadio rimane vuoto

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La Juve sta costruendo il nuovo impianto, ma serve un progetto per riempirlo. Almeno tre i nodi da risolvere: squadra e staff, infortuni, rapporto con i tifosi. Per vendere biglietti, non basta offrire una visione migliore e un ambiente confortevole. La società ne è conscia, ma il tempo stringe
TORNO, 30 marzo - «Nessuno allo stadio» cantavano Elio e le Storie Tese per i mondiali di “soccer” 1994 nei più o meno disinteressati Stati Uniti. E quasi ci siamo pure da noi. Il rischio, peraltro evidenziato dall’andamento della vendita dei biglietti negli ultimi anni, è fondato. Uno dei correttivi, da sempre ritenuto fondamentale dai dirigenti del*le società sportive mondiali è quello di fornire strutture ade*guate. L’assunto sarebbe, luogo più invitante uguale a maggior numero di presenze. Bene, ma non basta fornire un servizio migliore dal punto di vista del*le strutture. E la Juventus che per prima si è mossa sullo sta*dio di proprietà, uno stadio confortevole, dovrebbe (dovrà) pensarci. Lo stadio ha costi e dunque va riempito, invitando i tifosi a venire e partecipare. Per fare ciò, almeno in Italia, non basta mettere poltrone co*mode, garantire una perfetta visione della partita, offrire ri*storanti, parcheggi e negozi per arricchire la giornata con lo shopping.

COMPETITIVITA’ - Il primo requisito è una squadra com*petitiva. Altrimenti neppure negli Stati Uniti, laddove lo spettatore si alza per andare a mangiare l’hot dog o acquista*re una maglietta (o quant’al*tro), i biglietti vengono strap*pati in numero sufficiente. La Juventus inaugurerà lo stadio nel 2011-12? Allora è necessa*rio che già nel 2010-11 regali un sogno, o perlomeno l’ottimi*smo nel futuro. E offra uno spettacolo adeguato. Insom*ma, il nuovo progetto (perché l’attuale è fallito) deve comin*ciare al più presto. I sondaggi devono diventare fatti. Se Prandelli deve essere, lo sia su*bito (anche se l’annuncio sarà a fine stagione). E pur rilan*ciando e dunque puntando sul*la gioventù, è necessario accen*dere la fantasia con qualche acquisto importante.

RAPPORTI COI TIFOSI - La Juventus deve pure chiarire i propri rapporti con i tifosi, an*che quelli organizzati (altri*menti detti ultras). Ne va del*la serenità ambientale, del bi*lancio (al capitolo multe que*st’anno la società ha pagato più volte), ne va appunto dei biglietti da vendere alle fami*glie, ai bambini che divente*ranno i “clienti” di domani. Certo, la televisione è ormai dominante. Dal punto di vista degli introiti per i club, ma pu*re dell’offerta ali spettatori (pe*raltro ormai paganti anche in tal senso). A maggior ragione bisogna essere convincenti.
 
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Del Piero: Gli scudetti? Mi auguro vengano riconosciuti

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Il capitano della Juve su Calciopoli: «Si stanno susseguendo articoli e dichiarazioni che fanno pensare a qualcosa di diverso dalla sentenza. Quarto posto? Calendario difficile, ma possiamo farcela»
TORINO, 1 aprile - Alex Del Piero non ha dubbi e manda messaggi chiari: «Gli scudetti che ci sono stati tolti? Io spero che ci vengano di nuovo riconosciuti. Noi li sentiamo nostri». Rispondendo alle domande dei tifosi su Juventus Channel, il capitano della Juve lancia poi un messaggio: «Ce la metteremo tutta per raggiungere il quarto posto. Ce la possiamo fare».

IL FUTURO
- Alex comincia la sua chiacchierata con i tifosi un po' in ritardo: la squadra ha festeggiato il compleanno di Zaccheroni (oggi spegne le candeline anche John Elkann). La prima domanda è: per quanto Alex continuerà a giocare? «Se la mia testa e le mie gambe me lo permetteranno, voglio continuare ad andare avanti ancora per un po' ad alti livelli. Per quanto riguarda la mia carriera porto con orgoglio l'anno di serie B. Ma stiamo aspettando il momento di sorridere ancora, speriamo sia l'anno prossimo».

L'INFORTUNIO
- La stagione della Juve è da dimenticare. Cosa cambierebbe Del Piero se potesse tornare indietro? «L'infortunio: mi ha portato via i tre mesi iniziali. Ti porta via tante energie e non ti permette di essere te stesso». Sul caso Balotelli solo qualche parola: «Sono in difficoltà quando devo esprimere opinioni su cose che non conosco bene. Forse non c'è molto chiarezza, è una questione delicata che va avanti da tempo».

I MONDIALI
- I tifosi bianconeri lo vorrebbero vedere ai Mondiali con la maglia azzurra: «La convocazione è una conseguenza di quello che uno fa nel campionato. La mia concentrazione è esclusivamente rivolta alla mia squadra. Poi le scelte dell'allenatore spero che siano le più giuste per l'Italia e spero di farne parte. Italia ancora vittoriosa? È molto difficile, deve essere tutto perfetto in quel mese e mezzo. Però l'Italia ha le potenzialità per farcela».

CALCIOPOLI
- Questione Calciopoli: «È una ferita ed è un argomento ampio. Effettivamente nell'ultimo mese si stanno susseguendo articoli e dichiarazioni che fanno pensare a qualcosa di diverso dalla sentenza. Ma bisogna attenersi ai fatti per ora. Io però mi auguro che quegli scudetti che ci hanno tolto vengano riconosciuti a livello globale e non solo perchè li sentiamo nostri».

LA STAGIONE E GLI INFORTUNI
- Alla Juve non è rimasto che tentare di conquistare il quarto posto finale: «Ormai il nostro obiettivo primario è il quarto posto. Abbiamo la voglia di raggiungerlo. Non è facile, perchè non abbiamo un calendario agevole. Però abbiamo le qualità per centrarlo. Poi sarà il campo a decidere». In questa annata gli infortuni l'hanno fatta da padrone: «Gli infortuni sono parte del nostro mestiere. Ma è vero che quest'anno hanno condizionato non poco la nostra stagione. È una cosa di cui ci stiamo occupando per non ritrovarci così anche l'anno prossimo». Con o senza Champions sarà sempre un Del Piero determinato: «L'anno prossimo lo affronterò con la stessa passione e lo stesso amore per il calcio. L'impegno e l'entusiasmo saranno massimali, indipendentemente da come andrà quest'anno. Sarò carico a mille come sempre».

L'UDINESE
- Oggi primo aprile, una tifosa gli chiede di fare uno scherzetto all'Udinese sabato: «Lo spero anche io. Spero di riportare a casa i tre punti. Viviamo con grande delusione il momento della Juve, non ci aspettavamo a fine stagione di stare in questa situazione. Ci aspettavamo ben altre cose. Abbiamo le carte in regola per centrare il nostro obiettivo di ora».

ZACCHERONI
- Del Piero ha parole di grande stima per Zaccheroni: «Il suo impatto iniziale è stato molto positivo. È una persona di grande spessore e un grande allenatore. È un amante della sua professione e questo traspare da tutto quello che fa. Queste sono le cose più importanti. Il futuro? Non sono io che decido. La nostra attenzione è dedicata al presente. Al futuro ci pensa la società, magari sarà ancora con Zaccheroni...».
 
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«Ecco perché Moratti deve restituire lo scudetto»

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Prioreschi, l'avvocato di Moggi: «Ci sono le telefonate con Bergamo: il presidente dell'Inter ha un dovere morale. Anche Galliani parlava con i designatori: o è illecito per tutti o non lo è per nessuno. La Juve tiri fuori la testa dalla sabbia e prenda una posizione. Alla luce di questi nuovi eventi, dicano qualcosa»
TORINO, 1 aprile - Maurilio Priore*schi è l’avvocato difensore di Luciano Moggi nel processo di Napoli. Insieme a Paolo Trofino, l’altro legale dell’ex dg juventino, e un efficientis*simo team di consulenti sta lentamente, ma - finora - ine*sorabilmente smontando le tesi dell’accusa. Traballa, in*calzato dalle sue domande, il teste che doveva spianare la strada ai pm, il tenente colon*nello Attilio Auricchio, l’auto*re delle indagini, costretto ad ammettere nelle ultime udienze che qualche omissio*ne o mancato controllo c’è ef*fettivamente stato. S’incrina pericolosamente la stessa cu*pola, quella che - secondo l’ac*cusa - aveva permesso a Lu*ciano Moggi (e Antonio Gi*raudo) di controllare il calcio italiano e, soprattutto, il siste*ma arbitrale: perché le depo*sizioni dei teste e le puntiglio*se ricostruzioni della difesa stanno dimostrando che se c’era, questa cupola, non era poi così potente e, molto pro*babilmente, non esisteva del tutto. Ma ora è grande l’atte*sa per un colpo di scena che potrebbe cambiare radical*mente lo scenario del proces*so: l’esistenza di intercetta*zioni che riguardano altri di*rigenti di altri club. Telefona*te di Massimo Moratti e Gia*cinto Facchetti a Paolo Ber*gamo, così come chiamate di Adriano Galliani a Pierluigi Pairetto. Intercettazioni “nuove”, perché mai trascrit*te dagli inquirenti e, quindi, escluse dalle informative del processo, ma scovate nella sconfinata massa di intercet*tazioni effettuate nel periodo delle indagini.

Avvocato Prioreschi, allora non era solamente Luciano Moggi a usare il telefono.
«A quanto pare no. Nell’enor*me corpus di intercettazioni che abbiamo scandagliato so*no emerse delle telefonate di Massimo Moratti a Paolo Bergamo e anche di Giacinto Facchetti. Così come di diri*genti di altri club. Ce n’è uno, di cui per il momento non è il caso di fare il nome, che ha chiamato i designatori arbi*trali cento volte nel periodo novembre 2004-maggio 2005. E fra questi c’è anche chi di*chiarava di sentire Bergamo e Pairetto solamente per gli auguri di Pasqua e Natale: cento telefonate di auguri, però, sono un po’ tante...».

Anche Massimo Moratti te*lefonava ai designatori?
«Sì, ci sono chiamate di Mo*rattti e anche di Facchetti che potrebbero confermare la fa*mosa cena fra Bergamo e lo stesso Facchetti avvenuta nei primi giorni di gennaio del 2005, alla vigilia di Livorno*-Inter 0-2».

A questo punto cosa può succedere?
«La prima cosa che mi aspet*to è una presa di posizione da parte di Moratti. Perché non ha mai detto di aver chiama*to anche lui i designatori? Perché non ha mai parlato della cena fra Bergamo e Fac*chetti di cui era al corrente? La lealtà sportiva, quella del*l’articolo uno del codice di giu*stizia sportiva include il fatto di essere trasparenti. Tutte le telefonate di Moggi ai desi*gnatori sono state considera*te altrettanti “articoli 1” dal*la Caf, che li ha sommati per ottenere una condanna per articolo 6, illecito sportivo. Ora mi chiedo: per Moratti non vale la stessa regola: te*lefonate uguale articolo uno?».

Moratti cosa dovrebbe di*re?
«A mio parere ha un doppio dovere: morale e regolamen*tare. Deve ammettere quelle telefonate ai designatori e, a questo punto, restituire lo scudetto assegnatogli nel lu*glio del 2006. Io se fossi in lui non lo vorrei più. Quello scu*detto non è stato vinto sul campo, ma è stato assegnato dalla giustizia sportiva a una squadra che, in teoria, era ri*masta fuori dall’indagine. Le telefonate che abbiamo trova*to fanno saltare questo pre*supposto ».

Perché queste telefonate spuntano solo ora? Come mai gli inquirenti non le hanno mai prese in conside*razione?
«Effettivamente è “strano” che nessuna, dicasi nessuna, di queste chiamate sia stata trascritta dai Carabinieri. Vo*glio dire, sono inserite delle intercettazioni come quella della moglie di Lanese che parla con la figlia e gli raccon*ta di aver lavato i piatti insie*me alla moglie di Pairetto, ma non c’è traccia della chia*mata in cui Facchetti e Ber*gamo si organizzano per ve*dersi a cena. Qualche sospet*to viene, anche perché questo “fa scopa” con la vicenda del*l’assistente Coppola che ha raccontato di essere andato dagli inquirenti per racconta*re delle chiamate ricevute dai dirigenti interisti e si è senti*to rispondere: l’Inter non ci interessa, indaghiamo sulla Juve. La sensazione è che si sia indagato a senso unico».

La sensazione, alla fine di questa chiacchierata, è che tutti, o quasi tutti, i dirigen*ti chiamavano i designatori. Giusta?
«E’ quello che sta finalmente emergendo: il “così fan tutti”. Ora, per me la situazione è questa: o è lecito chiamare i designatori (ed effettivamen*te non c’è nulla nel regola*mento che lo vieti in modo di*retto) oppure è illecito. Nel primo caso Moggi non ha commesso nessun illecito, nel secondo non lo ha commesso solamente lui, ma anche chi si è visto premiare con uno scudetto. E, a questo punto, mi aspetto ancora qualcosa».

Cosa?
«Che la Juventus tiri fuori la testa dalla sabbia e prenda una posizione. Alla luce di questi nuovi eventi la diri*genza o, meglio, la proprietà dovrebbero dire qualcosa, perché lo scenario sta per cambiare radicalmente».
 
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Ecco quali giocatori la Juventus non vuole più

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C'è chi è giunto alla fine di un ciclo e chi non l’ha mai aperto: sono in vendita. Ingaggi permettendo, doppioni e componenti della vecchia guardia verranno ceduti. Zebina, Grygera, Cannavaro, Grosso, De Ceglie, Poulsen, Giovinco e Trezeguet rischiano tutti
TORINO, 6 aprile - Purtroppo que*sta Juve è già nella storia, ma soltanto in funzione della sua desolante po*chezza che la rende tra le peggiori squadre dell’ul*tracentenaria epopea bianconera. Per fortuna questa Juve è già storia, perché nemmeno quel che resta del calendario 2009*2010 - sei giornate - con*sentirà a ( tanta) parte del*l’attuale rosa di invertire la propria personale rotta, che porta lontano dai lidi bianconeri. Dopo il 16 maggio scatterà l’epura*zione ed è giusto così, dal momento che al netto del*le pur notevoli responsabi*lità societarie, della confu*sa situazione tecnica e del*l’incredibile sequela di infortuni - tutte concause del disastro - è incontesta*bile che molti protagonisti abbiano dimostrato di non valere la Juve. O di non va*lerla più, che all’atto prati*co non fa alcuna differen*za. Perché nel corso di que*st’anno si è esaurito anche il capitale di credito accu*mulato con la discesa in B dalla cosiddetta "vecchia guardia". Soltanto a livello di ingaggi in casa bianco*nera si sono mantenuti ai vertici e questa è un’ulte*riore complicazione, per*ché piazzare giocatori in esubero non è mai agevole, ma diventa davvero pro*blematico quando i prota*gonisti si portano dietro accordi plurimilionari. Ep*pure la campagna cessioni è imminente e al termine della stessa ritroveremo una Juve sicuramente molto diversa rispetto al*l’attuale.

I DOPPIONI La rosa bian*conera è assolutamente ca*rente di esterni, mentre di mediani ne annovera an*che troppi, visto che lo stesso Felipe Melo va an*noverato nella categoria comprendente Momo Sis*soko, Christian Poulsen e, con caratteristiche diver*se, lo stesso Claudio Mar*chisio. Un componente del quartetto partirà e tutti gli indizi portano in direzione del danese, la cui inciden*za nei due anni torinesi è stata davvero molto mode*sta. La scorsa estate Poul*sen seppe resistere alla corte del Fenerbahce e, spariti dalla scena i turchi, nessun altro si fece avanti. In dodici mesi però la si*tuazione è parzialmente cambiata, perché con un solo anno di contratto ga*rantito il centrocampista bianconero potrebbe dimo*strarsi più disponibile ad ascolare il canto di even*tuali sirene. Tocca comun*que ai dirigenti di Corso Galileo Ferraris creare per tempo le giuste condizioni, cosa che in passato non sempre si è verificata. Identiche le premesse per quel che riguarda Seba*stian Giovinco, chiuso dal*la presenza di Diego e An*tonio Candreva. Finora il piccolo trequartista si è op*posto con forza a ogni ipo*tesi di cessione, ma un an*no passato a fare da spet*tatore in panchina, quan*do non in tribuna, lo por*terà inevitabilmente a prendere in considerazio*ne l’idea di lasciare la Ju*ve. Differenza sostanziale rispetto a Poulsen: Giovin*co ha mercato. Soprattutto in Italia, infatti è probabi*le che Roberto Bettega lo inserisca in qualche scam*bio di assoluto livello ( Pazzini, Kjaer?). Stessa sorte toccherà a Paolo De Ceglie, a meno che il val*dostano accetti il ruolo di sostituto del terzino sini*stro che la Juve va cercan*do.
 
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Blanc o Benitez: La Juve stringe il cerchio

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Bettega su tre fronti per arrivare a un accordo. Non è del tutto tramontata la pista Mancini, mentre i tempi non si sposano con un ritorno su Prandelli. I vertici bianconeri vogliono chiudere entro metà mese
TORINO, 7 aprile - Il countdown prosegue e non si registrano cambi di rotta. Alla Juve hanno stabilito che il nuovo allenatore dovrà essere contrattualizzato entro il 15 aprile e sono determinati a non sforare. Questo emerge dalle stanze di corso Galileo Ferraris. Non è un questione di puntiglio, ma pratica. La fretta in questo caso non sarà una cattiva consigliera*Semplicemente è con il prossimo allenatore che Roberto Bettega dovrà confrontarsi per stabilire le linee guida del mercato. E in quest’ottica ogni ritardo potrebbe rivelarsi dannoso, se non pericoloso. Perché in estate, lo abbiamo scritto più volte, si assisterà a una rivoluzione bianconera e occorre preparare il terreno per tempo.

PEZZI DA NOVANTA - Sfilatosi Cesare Prandelli - il che in un primo momento ha effettivamente spiazzato la dirigenza bianconera * sono tornate attuali due piste già percorse in passato. L’una porta a Rafael Benitez, l’altra a Laurent Blanc. Due pezzi da novanta del mercato internazionale, diversi per estrazione e credo tattico, simili nel carisma e nell’ambizione.

LO SPAGNOLO - Se il tutto si riducesse a esprimere una preferenza, Blanc ( nel senso di Jean Claude) e Bettega avrebbero già messo nero su bianco con Benitez. Lo spagnolo rappresenta infatti una sorta di usato sicuro. Ha esperienza ad altissimo livello, riconosciute doti di leadership, è uno straordinario lavoratore. Benitez è anche un difensivista, ma in Italia questa caratteristica non avrà mai un’accezione completamente negativa. Da noi il fine ha sempre prevalenza sui mezzi. Siamo in effetti curiosi di capire come l’attuale boss del Liverpool potrebbe ricollocare un giocatore come Diego nel suo 4-4-2, ma la situazione del brasiliano è solo una delle chiavi di lettura di questa vicenda.

IL FRANCESE - Blanc ( Laurent) rispetto allo spagnolo ha un difetto (la minore esperienza) e un pregio (il fatto di considerare la Juve come un passaggio determinante della propria carriera). Non è un mistero che il tecnico del Bordeaux pensasse di accasarsi all’Inter, ma la marcia dei nerazzurri in Champions come minimo differisce il momento del divorzio da Josè Mourinho, ma potrebbe anche comportare la permanenza del tecnico portoghese a casa Moratti.
 
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Blanc alla Juve: non vi paghiamo:ja:ja:ja:ja:ja

Il presidente a Vinovo con la scorta

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Nella fase più acuta della crisi della Juventus, Jean-Claude Blanc mostra i muscoli alla squadra: ma, contemporaneamente, si fa difendere da quelli delle guardie del corpo con le quali, martedì, si è presentato a Vinovo per la ripresa degli allenamenti della squadra. Il presidente ha riunito la squadra e, alla presenza di Bettega e Zaccheroni, è andato giù duro: "Il nostro dovere è pagare, il vostro giocare: quindi tocca prima a voi, poi a noi"
Una presa di posizione inedita, pesante, con i portafogli dei calciatori visti come ultima spiaggia per toccare una sensibilità evidentemente smarrita dal gruppo: compensi sospesi fino a quando "non verranno ottenuti risultati e verrà data dimostrazione di impegno e professionalità". L'intera rosa, quindi, sulla stessa barca, buoni e cattivi, bandiere e nuovi. E il tutto, a quanto filtra dallo spogliatoio bianconero, espresso con toni non esattamente sussurrati. Un decisionimo, quello di Blanc, maturato oltre che per l'evidenza dei fatti del campo anche per la necessità di dare un segnale alla proprietà di presenza, di rinnovata determinazione dopo l'assenza di Udine che ha fatto andare su tutte le furie John Elkann. E non è detto che una volta passata la "nuttata" bianconera, sia proprio Blanc a non percepire più lo stipendio, o buona parte di esso: il ridimensionamento del ruolo (e del contratto) del presidente è sempre d'attualità in casa della proprietà.

Ma la preoccupazione immediata, per Blanc, è quella di risollevare la Juventus. E, in seconda battuta, quella di non essere "sollevato" da qualche ultrà fuori di testa, sul genere di quello che ha messo le mani addosso a Zebina prima della partita con l'Atalanta. A Vinovo, il presidente è arrivato con autista armato e con agenti della Digos in sorveglianza al centro sportivo. Un po' troppo, anche per una crisi con la "c" maiuscola.
 
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«Benitez-Juve? Sì, ne parliamo»

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Nuove conferme da Liverpool sul possibile passaggio in bianconero del tecnico. Aquilani, centrocampista dl Liverpool: «Con lo staff ci scherziamo spesso. È un grande: uno come lui in Italia farà bene»
TORINO, 10 aprile - A volte un sorri*sone ( di Rafael Benitez, opportunamente pungola*to) vale più di mille parole. Se poi arrivano anche le parole ( di Alberto Aquila*ni, in qualità di persona informata dei fatti), beh, allora è chiaro: tutta la se*rie di indiscrezioni raccol*te recentemente in merito ai contatti tra il tecnico spagnolo e la Juventus as*sume un peso specifico an*cor più massiccio. Tale, in*somma, da giustificare ot*timismo circa il buon esito dell’operazione posta in es*sere dal patron John Elkann e dal presidente Jean Claude Blanc. Le dif*ficoltà contrattuali e la sontuosità delle cifre che fanno da corollario alla trattativa, insomma, non spaventano e l’incontro previsto la prossima setti*mana tra le parti in causa potrà dunque, realmente, rappresentare un punto di svolta decisivo.

AMMICCAMENTI - I sorri*soni e le belle parole di cui sopra sono sgorgati in ma*niera spontanea giovedì notte al termine del match contro il Benfica, quello *vinto in maniera netta: 4- 1 - che ha regalato al Liver*pool la qualificazione alle semifinali di Europa Lea*gue. Ebbene, incalzato in tema Juventus, ai microfo*ni di Mediaset, Benitez ha evitato di ricorrere a qual*sivoglia frase di circostan*za ( roba tipo: « Nessun con*tatto con i bianconeri » , op*pure « Ho un contratto con il Liverpool e voglio rispet*tarlo » ) snocciolando piut*tosto un “ 32 denti” sma*gliante, con annessi am*miccamenti. Poi è arrivato il turno di Alberto Aquila*ni, che ha svelato: « Beni*tez non mi ha mai chiesto niente dell’Italia e del campionato italiano, però con gli uomini del suo staff ci scambiamo spesso delle battute su questo tema. Secondo me Benitez è un grande allenatore, e lo sa*rebbe anche in Italia » . Ec*coli lì, beccati... L’approdo di Benitez in bianconero è diventato argomento di conversazione quotidiana pure in casa Reds.

INDIZI - Si tratta di ulterio*ri conferme, che si aggiun*gono agli altri indizi. In so*stanza, il fatto che “ Rafa” sia destinato a lasciare Li*verpool a fine stagione è ormai pressoché univer*salmente assodato. I risul*tati ( non in linea con le previsioni di precampiona*to) sono quelli che abitual*mente caratterizzano la fi*ne di un ciclo, il rapporto tra l’allenatore e i tifosi è soggetto ad incrinature, così come quello tra l’alle*natore e la proprietà ( i due magnati americani Gillett e Hicks). L’unica cosa che resta ancora da definire, semmai, è la destinazione. Ma in tal senso, in casa Ju*ve, sono decisi a fornire un contributo sostanzioso per sciogliere qualsivoglia margine di incertezza in tempi brevissimi.

TEMPISTICHE - Elkann e Blanc sanno che il fattore tempo può essere determi*nante per provare a so*praffare la non trascurabi*le concorrenza del Real Madrid. Anche i madridi*sti hanno messo Benitez nel mirino, però in seno al*la società non c’è unifor*mità di giudizio: c’è chi ac*coglierebbe volentieri José Mourinho e c’è chi - in ca*so di conquista della Liga *non disdegnerebbe l’even*tualità di confermare Ma*nuel Pellegrini. Insomma, riassumendo, Florentino Perez e Jorge Valdano non hanno ancora le idee mol- to chiare. Ecco perché, dunque, una buona offerta e le garanzie d’un progetto serio potrebbero convince*re Benitez a dire subito sì alla Juventus, onde evita*re di attendere ( invano) una chiamata galattica che potrebbe non arrivare mai.
 
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Attenta Juve, l'Arsenal vuole Caceres

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Wenger lo vuole per ringiovanire la sua difesa che perderà i "vecchi" Campbell, Silvestre e Gallas
TORINO, 10 aprile - Ora che è tornato a correre, Martin Caceres ha anche riacquistato il sorriso. Ma il futuro del difensore uruguaiano è ancora tutto da definire. La Juve vorrebbe riscattarlo dal Barcellona, ma non a 12 milioni. Al di là del problema di pubalgia, poi, il club bianconero ora trova un altro ostacolo: la concorrenza. Infatti, il giovane centrale, spesso utilizzato da esterno (anche a centrocampo), è entrato nelle mire dei club inglesi. Oltremanica, non a caso, sui giovani puntano decisi, senza la paura poi di schierarli da titolari L’emittente spagnola Cadena Ser, solitamente molto afferrata nelle questioni di mercato, ha svelato che sul ragazzo assistito dall’ex juventino Daniel Fonseca avrebbe messo gli occhi addirittura l’Arsenal. L’allenatore-manager francese Arsène Wenger, infatti, come obiettivo per la prossima stagione si è posto il ringiovanimento della difesa. Paiono giunti al capolinea della loro avventura con i Gunners i vari Campbell, Silvestre e Gallas. Di qui la volontà di puntare forte su Caceres. Per metterlo nel mezzo, là dove potenzialmente Martin può dare il meglio di se stesso.
 
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Camoranesi a rischio squalifica

Juve, verso la prova tv per la gomitata

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Per la sfida di venerdì a San Siro contro l'Inter, Alberto Zaccheroni potrebbe dover rinunciare a Camoranesi. L'italo-argentino, infatti, rischia tre giornate di squalifica attraverso la prova tv per aver colpito il cagliaritano Daniele Conti con una gomitata che tutto sembra tranne che involontaria. Il tecnico bianconero ha minimizzato l'episodio, non sanzionato da Valeri, sostenendo che "Camoranesi voleva solo difendersi". Parola al giudice.
INTER, QUOTATI GLI "ZERU TITULI"
Scudetto, Champions e Coppa Italia: Inter ancora in gioco su tutti i fronti ma con lo spettro di una stagione senza alcun successo. Prefigurano questa ipotesi - riferisce Agipronews - i bookmaker esteri che hanno abbassato la quota sui nerazzurri a "zeru tituli". Dopo il sorpasso della Roma, l'Inter all'asciutto e' passata da 5,50 a 3,50. La possibilita' piu' concreta e' che i nerazzurri debbano accontentarsi di un solo titolo, ipotesi offerta a 1,85, si sale a 3,25 per una doppietta, mentre la quota sul Grand Slam interista e' stata ritoccata da 10,00 a 15,00.

JUVE CON UN ITALIANO IN PIU'
Contro l'Inter, la Juventus avrà in campo un italiano in più. Si tratta di Amauri:D:D:D:D:D, che da oggi è ufficialmente un cittadino italiano e, di conseguenza, un giocatore convocabile da Lippi per la Nazionale azzurra. Proprio in riferimento a una possibile chiamata per i Mondiali, l'italo-brasiliano di Zaccheroni ha chiarito: "Se vado in Nazionale non rubo nulla. Sono italiano a tutti gli effetti, ho scelto una patria da uomo e calciatore. Alla maglia azzurra ci tengo: voglio giocare bene con la Juve e meritarmi la Nazionale".

MOU RITROVA THIAGO MOTTA

Per la sfida contro la Juventus, José Mourinho recupera Thiago Motta, uno degli ultimi indisponibili della rosa. Per la gara di Coppa Italia contro la Fiorentina, in programma martedì, il brasiliano è infatti tra i convocati nerazzurri. Ecco i giocatori per la sfida contro i viola: Portieri: Julio Cesar, Paolo Orlandoni, Vid Belec; difensori: Ivan Cordoba, Javier Zanetti, Lucio, Maicon, Marco Materazzi, Walter Samuel, Cristian Chivu; centrocampisti: Thiago Motta, Wesley Sneijder, Sulley Muntari, Rene Krhin, Mariga, Esteban Cambiasso; attaccanti: Samuel Eto'o, Diego Milito, Goran Pandev, Mario Balotelli, Marko Arnautovic.
 
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Juve, Camoranesi evita sanzioni per la gomitata

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L’italo-argentino “salvato” dall’arbitro Valeri, che ha giudicato un «normale contatto di gioco» il suo scontro con Conti durante il match col Cagliari, precludendo al giudice sportivo l'uso della prova televisiva. Tre turni di stop per Quagliarella
MILANO, 12 aprile - Il giudice sportivo, dopo aver acquisito le immagini televisive, ha deciso di non sanzionare in alcun modo Camoranesi per la gomitata data a Conti nel corso della partita Juventus-Cagliari. Le immagini, scrive infatti il giudice, documentano che Camoranesi «alzava il braccio sinistro all'altezza della spalla, colpendo con il gomito il volto dell'avversario, che cadeva al suolo con atteggiamento sofferente». Decisivo è stato però l'intervento dell'arbitro Valeri che, interpellato dal giudice, ha dichiarato di aver reputato «un normale contatto di giuoco quello avvenuto tra i due calciatori e null'altro». La valutazione del direttore di gara, prosegue Tosel, «non sindacabile nel merito da questo Giudice rende inammissibile la proposta “prova televisiva”».

Niente squalifica per Camo, dunque. Pesante sanzione, invece, per Fabio Quagliarella, che si è beccato tre giornate di squalifica. L’attaccante del Napoli, espulso nel corso della partita contro il Parma, secondo il giudice «all'atto dell'ammonizione ha rivolto all'arbitro espressioni ingiuriose e quindi, all'atto della consequenziale espulsione, indirizzato al direttore di gara un pesante insulto».

Una giornata di stop per altri sedici giocatori. Si tratta di Paolo Cannavaro e Salvatore Aronica (Napoli), Giuseppe Mascara (Catania), Luca Ariatti (Chievo), Claudio Bellucci e Mozart (Livorno), Jonathan Biabiany e Francesco Valiani (Parma), Michele Canini e Daniele Conti (Cagliari), Cristian Chivu (Inter), Domenico Criscito (Genoa), Daniele Gastaldello (Sampdoria), Maximiliano Pellegrino (Atalanta), Andrea Pirlo (Milan), Francesco Pratali (Siena).

Oltre alle squalifiche di Quagliarella, Cannavaro e Aronica, il Napoli subisce anche lo stop di tre turni al suo preparatore atletico Giuseppe Pondrelli, mentre al tecnico azzurro Walter Mazzarri viene comminata un'ammenda di 5 mila euro «per avere, al 43° del secondo tempo, contestato platealmente l'operato arbitrale uscendo dall'area tecnico ed entrando sul terreno di gioco».

Ammende alle società: 15 mila euro al Napoli per l’uso di laser da parte dei tifosi; 10 mila euro al Genoa per lancio di un bengala in campo e per l’esplosione di numerosi petardi e l’accensione di fumogeni; 10 mila euro al Livorno per lancio di fumogeni; 10 mila euro alla Sampdoria per lancio di monete in campo, per l’esplosione di petardi e l’accensione di bengala; 2500 euro alla Fiorentina; 1500 euro al Milan.
 
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Benitez-Juve? Sciogliere nodo dimissioni col Liverpool

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Sant’Albano e Blanc lavorano all'accordo con gli inlgesi: in ballo 10 milioni. Il tecnico vuole che siano i Reds a liberarlo: questione d'orgoglio e soldi. L'entourage assicura: «Ora è in vantaggio il club piemontese»
TORINO, 21 aprile - La Juve, dun*que, è arrivata in prossi*mità dell’ultimo ostaco*lo, superato il quale avrà strada libera verso il traguardo, verso Rafa Benitez. Questo emerge dalle pur caute parole dei protagonisti della vi*cenda. Prevale l’ottimi*smo, la fiducia di aver convinto il tecnico ma*drileno sulla bontà delle intenzioni e sulla ric*chezza dei mezzi a dispo*sizione per dare loro for*ma concreta. Benitez è affamato di vittorie, alla Juve digiunano da tem*po, non stupisce che al tavolo ( delle trattative) abbiano subito scoperto molte affinità. Eppure in corso Galileo Ferraris non possono ancora can*tare vittoria, anche per*ché dalle parti di Liver*pool ( ad Aintree si dispu*ta il Gran National) gli ostacoli sono di leggen*daria difficoltà.

NODO GORDIANO - Qual è il nodo della questione? Perché dopo la riunione tra Carlo Sant’Albano, Jean Claude Blanc e Ma*nuel Garcia Quilon i tempi della trattativa si sono allungati? La rispo*sta sta tutta in un voca*bolo molto evocato e poco praticato in Italia e, a quanto pare, pure Oltre*manica: dimissioni. Il tecnico spagnolo non in*tende rassegnarle e chi lo conosce assicura che farlo recedere da questo convincimento sarà im*possibile. Per due ragio*ni, entrambe valide. La prima attiene all’orgo*glio del personaggio, che considererebbe una sconfitta il chiamarsi fuori in maniera tanto clamorosa. E’ una que*stione che sfiora le corde del sentimento, quello che lega Benitez alla tifoseria più calda d’In*ghilterra. Il tecnico vuo*le che ai fans del Liver*pool sia chiara una cosa: se lascerà, sarà perché sono cambiati i presup*posti di partenza ( quan*te analogie con la storia di Prandelli). La secon*da ragione è ancora più importante ai fini della vicenda, perché ha natu*ra prettamente economi*ca: in ballo c’è quel che resta di un ricco contrat*to firmato il 18 marzo 2009. Cioè quattro anni e circa 16 milioni. Di sterline. Netti. Le dimis*sioni comporterebbero l’addio all’intero gruzzo*lo. Certo analoga cifra verrebbe assicurata dal*la Juve, ma Benitez sa bene di avere il coltello dalla parte del manico e intende esercitare fino in fondo questo privile*gio. Per cui al quadrien*nale che la Juve è pronta a fargli sottoscrivere, lo spagnolo intende ag*giungere una ricchissi*ma buonuscita.
 
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Juve, Benitez rifà la difesa

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Il tecnico è sempre più vicino e ha già dato indicazioni di mercato. A destra possibile conferma di Caceres se il Barcellona abbasserà il prezzo di riscatto. Altrimenti assalto a Van der Wiel. A sinistra idea Kolarov
TORINO, 23 aprile - Così parlò Rafa Link veralten (gelöscht) a sfida con l’Atletico Ma*drid appena conclusa: «Tra set*te giorni parlerò con il nuovo presidente Martin Broughton (le ultime notizie dicono che po*trebbe essere proprio lui il mi*sterioso compratore, ndr), ma lui è a Liverpool per vendere». Nulla di più, nulla di meno. Tutto accompagnato da un sor*riso ammiccante. Benitez non può essere più chiaro, ma lascia intendere che la prospettiva Juve è al centro dei suo pensie*ri. Infatti sta pensando anche alle prime mosse di mercato.

PAROLA ALLA DIFESA - Spagnoli e inglesi rispettano Rafa Benitez, ma non lo ama*no. Troppo difensivista per i lo*ro canoni. In Italia il tecnico madrileno troverà/troverebbe un terreno più fertile per colti*vare le proprie idee, che non prescindono mai da un’attenta copertura degli spazi, da un maniacale studio degli avver*sari. In questo Benitez assomi*glia davvero molto a Josè Mou*rinho. Per cui non stupisce che sia proprio la difesa il reparto juventino che subirà un mag*giore restyling in caso di arrivo - sempre più probabile - del tec*nico spagnolo. Un centrale di*fensivo di spessore verrà acqui*stato in ogni caso, ma con Beni*tez gli interventi si allarghereb*bero anche ai due terzini (con qualche possibilità di conferma per Martin Caceres).

LA COLONNA - Sviluppi inte*ressanti ci sono stati, nell’ulti*ma settimana, su Simon Kjaer. I dirigenti di Juve e Pa*lermo hanno parlato del dane*se, concordando di incontrarsi a inizio maggio (quando la te*lenovela sull’allenatore potreb*be essere giunta al termine). La situazione si presta a un ac*cordo veloce, perché ad avere fretta non è solo la Juve, ma so*prattutto il Palermo. Maurizio Zamparinie Walter Sabatini guardano infatti con compren*sibile apprensione ai movi*menti di Mikkel Beck, agente di Kjaer, segnalato spesso dal*le parti di Manchester. Il pun*to è che il valore di Kjaer ha superato i 12 milioni fissati in una clausola liberatoria (vali*da solo per il mercato estero) e una cessione alla Juve permet*terebbe ai rosanero di evitare sorprese in tal senso. Mentre l’inserimento di una contropar*tita tecnica (Albin Ekdal è il profilo giusto, probabilmente in comproprietà) permettereb*be a Jean Claude Blanc di li*mitare l’esposizione economi*ca. Insomma, siamo di fronte al classico (ma non frequente) caso in cui entrambe le parti hanno il medesimo obiettivo, quindi le possibilità di vedere il prossimo anno Kjaer al fianco di Chiellini sono davvero alte.
 
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La prima mossa di Marotta: nuovo staff medico

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Il possibile nuovo dg vorrebbe creare una struttura sanitaria interna di altissimo profilo. Potrebbe coinvolgere nell’avventura bianconera il segretario Marino e il capo degli osservatori Paratici
TORINO, 23 aprile - Al pari di qualsiasi professionista del calcio italiano, Beppe Link veralten (gelöscht) sogna di approdare alla Juve e i tempi sono ampiamente maturi perché l’aspirazione trovi riscontro negli annunci. La stima nei confronti dell’attuale amministratore delegato blucerchiato da parte della proprietà bianconera è ampiamente nota, così come il fatto che alla Juve necessiti un dirigente con ampie competenze calcistiche (Marotta rappresenta una garanzia sotto il profilo sportivo e dal punto di vista gestionale). L’estate scorsa solo l’impuntarsi di Jean Claude Blanc fece sì che il matrimonio non si celebrasse, ma l’attuale stagione - unicamente in questo senso - non è trascorsa invano. A scanso di equivoci va detto che l’attuale numero uno bianconero resta saldamente in sella (lo dimostra il fatto che stia gestendo in prima persona la delicatissima pratica allenatore, senza minimamente coinvolgere chi gli lavora al fianco) ma le pressioni dall’alto evidentemente stanno andando a segno.

IL PIANO - Come possano poi coesistere Blanc, Marotta e Benitez è un interrogativo lecito. Ovviamente non ci riferiamo all’aspetto caratteriale, ma agli spazi che ognuno andrebbe ad occupare. In teoria con l’arrivo di Marotta il presidente dovrebbe occuparsi esclusivamente dell’area marketing e finanza (e ovviamente della pratica stadio), che di conseguenza non sarebbero di pertinenza del neo dirigente. Al quale toccherebbe invece la parte sportiva, senonché in questo periodo si è ampiamente disquisito su come Benitez per dire sì alla Juve pretenda totale giurisdizione su mercato e organizzazione interna. Infatti ribadiamo quanto scritto ieri: la figura di Marotta (sempre sul piano teorico) sembrerebbe più compatibile con un allenatore dedito solamente al lavoro sul campo, tipo Cesare Prandelli o Laurent Blanc. Altro tema: il futuro di Roberto Bettega e Alessio Secco. Rientrato alla casa madre bianconera nello scorso mese di dicembre, l’ex Bobby-gol in questo periodo si è diviso tra il lavoro al fianco di Alberto Zaccheroni e il monitoraggio del mercato (frequenti le sue missioni all’estero). Va da sé che con gli arrivi di Marotta e Benitez, sommati alla presenza di Blanc, la sua operatività verrrebbe ridimensionata e non di poco. Quanto a Secco, (sempre in teoria) avrebbe il profilo per collaborare tanto con Marotta, quanto con Benitez, ma è abbastanza probabile che i diretti interessati intendano affidarsi a uomini precedentemente collaudati al proprio fianco.
 
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